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Il paesaggio e l’arte

Il prof. Angelo Scalese,  il mese scorso, ha pubblicato il suo ultimo saggio intitolato “Il paesaggio e l’arte; come l’arte tutela il paesaggio”, Arcipelago Edizioni, Milano. Il testo affronta il problema ponendo un quesito: quando un paesaggio merita di essere conservato? “quando viene elevato a valore estetico, ad acquisizione culturale, a sublimato oggettivo di emozioni, sentimenti, passioni, quando cioè viene artializzato”

Il Paesaggio e l’Arte

Prosegue con un’indagine che porta alla scoperta del paesaggio attraverso la compilazione di una scheda che mette in evidenza: l’approccio sensoriale, l’analisi dei caratteri, le componenti socio-economiche e le componenti naturali del paesaggio. Attraverso queste rilevazioni giunge alla definizione di “una carta di identità del paesaggio”. Viene anche chiarita la confusione, in cui spesso incorre chi si occupa, a vario titolo dell’argomento, tra il paesaggio naturalistico, e il paesaggio culturale: “Il paesaggio culturale è la messa in scena delle attività dell’uomo e della sua storia. Esso si adatta, di volta in volta, proprio come la scena di un teatro, alle esigenze della narrazione della vita dell’uomo e porta i segni di questo vissuto, più o meno importante, più o meno meritevole di essere ricordato e quindi conservato. Il paesaggio naturalistico è il luogo dell’assenza della narrazione umana, il luogo della contemplazione della natura altra dall’uomo  una contemplazione emotiva, derivata dalla modernità e condizionata dal rimorso di chi ha violato la natura per sottometterla ai propri fabbisogni”. Dopo queste necessarie puntualizzazioni, il saggio si occupa dell’estetica del paesaggio citando filosofi: da Kant a Vattimo, che hanno definito il concetto di bello e di sublime. La prima parte del saggio si conclude con l’analisi del rapporto tra giardino e paesaggio: “Giardino e paesaggio, in rapporto dialettico tra definito e illimitato (quadro e cornice), tra metonimia e metafora…”, la definizione del “paesaggio assoluto” e un breve cenno sull’arte dei giardini nel corso dei secoli.

La seconda parte del saggio, porta la testimonianza dei pittori e degli scrittori che hanno, con le loro opere, contribuito alla conservazione del paesaggio, dell’azione di tutela, svolta dai giardini pubblici e privati, dai parchi regionali e dai parchi letterari. Non manca l’analisi dell’impatto sull’ambiente dovuto alla realizzazione di opere pubbliche, del degrado ambientale prodotto dai poli di sviluppo e dalle attività produttive insediate sul territorio della Provenza. Il saggio si conclude con l’analisi degli interventi legislativi posti in essere per fronteggiare il degrado del territorio, ponendo in evidenza i conflitti di interesse tra uno Stato centralistico e burocratico, che interviene sul territorio con politiche di piano devastanti e una Regione Provenza che non possiede gli strumenti adeguati per la tutela del proprio territorio.

Il Prof. Scalese, che ha anche scritto “Le minoranze e la globalizzazione”, COPLI, Milano, 1999,  in collaborazione con Carla Pavanati Bettoni, docente di geografia umana dello IULM di Milano, sta raccogliendo il materiale per realizzare un saggio sul territorio lombardo e i suoi paesaggi.


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